Quando l’antico re della stirpe dei draghi diede fuoco a Summerhall, divorato dalle fiamme dell’ambizione, i nostri padri ne furono testimoni. Noi, loro eredi, abbiamo assistito all’incontro tra i grandi Lord delle Sabbie e i figli di Alto Giardino. Quando i carpentieri e i falegnami iniziarono a restituire a queste pietre la loro gloria noi ridemmo e ci disperammo. Poveri, sciocchi, ingenui figli dell’estate: alla roccia e alla terra non interessa chi si dichiara loro signore, al cielo e all’acqua non importa nulla dei grandi Lord. Loro non hanno mai vissuto all’ombra di questo castello, non hanno mai sofferto il Morbo, non hanno mai assaporato i segreti di Summerhall. Loro non hanno mai dovuto pagare il dazio e, se saranno fortunati, mai lo dovranno fare.
"Anche sul trono più alto del mondo non siamo seduti che sul nostro culo"
(detto popolare)
(detto popolare)
Quali poteri si celano nelle antiche conoscenze andate smarrite? Quali arcani misteri sono seppelliti sotto i ruderi di Summerhall? E quanti di essi sono destinati a rivedere la luce a seguito della sua ricostruzione operata dai Martell?
Gli umili abitanti di Summerhall lo ignorano. Non sanno nulla. Nulla dei segreti Targaryen che le mura custodivano in tempi antichi. Nulla delle fiamme che le consumarono e il cui fumo, quando caddero, continuò ad annerirle per giorni. Nulla delle leggende che sopravvivono solo nei racconti sussurrati per intimorire i bambini e gli sciocchi. Nulla.
Non vi sono uomini istruiti, colti studiosi o illuminati sapienti tra di loro. Nessuno che avrebbe potuto comprendere i testi dei tomi bruciati dal fuoco. Nessuno che avrebbe potuto fare propri i segreti della magia. Nessuno.
All’ombra delle nuove torri che si ergono ambiziose verso il cielo vivono solo contadini, artigiani e modesti mercanti, sospettosi di natura verso i forestieri che mai han portato qualcosa di buono. Che vengano da Alto Giardino o dalle Città Libere gli stranieri sono sempre stati avidi avventurieri desiderosi solo di impossessarsi di ricchezze e saperi dimenticati. Tra di loro v’è chi usa le monete, chi le lame e chi i sorrisi ma tutti hanno in testa il medesimo scopo e, per questo, sono visti con la medesima diffidenza.
I sopravvissuti di Summerhall sanno bene che è meglio non concedere troppa confidenza agli sconosciuti, a coloro che, per assecondare un vacuo desiderio di gloria, li hanno scacciati dai vecchi ruderi e dai cunicoli sotterranei che abitavano. Ogni uomo, ogni donna e ogni bambino lancia silenziose occhiate di disapprovazione verso i nuovi venuti e, chinato il capo, lo scuote rimpiangendo quando aveva ancora una casa, e la sua terra non aveva ancora destato l’interesse dei Lord. Anche chi è chiamato ad assistere col sudore della propria fronte gli architetti e i mastri carpentieri nella loro opera teme la cattiva sorte che da sempre segue a breve distanza le attenzioni dei potenti. Essa sembra sul punto di abbattersi su di loro e che recenti incidenti ai cantieri paiono volerla annunciare.
Tra di loro c’è chi spera che qualsiasi cosa un tempo fosse serbata nel maniero possa non essere rinvenuta, e se fosse in suo potere la distruggerebbe o la nasconderebbe nelle profondità della terra. Altri si augurano che, se davvero delle vestigia dovessero emergere dal passato, possano esse almeno finire nelle mani di un degno possessore, qualcuno che sappia brandirne il potere ma senza abusarne.
Gli umili abitanti di Summerhall lo ignorano. Non sanno nulla. Nulla dei segreti Targaryen che le mura custodivano in tempi antichi. Nulla delle fiamme che le consumarono e il cui fumo, quando caddero, continuò ad annerirle per giorni. Nulla delle leggende che sopravvivono solo nei racconti sussurrati per intimorire i bambini e gli sciocchi. Nulla.
Non vi sono uomini istruiti, colti studiosi o illuminati sapienti tra di loro. Nessuno che avrebbe potuto comprendere i testi dei tomi bruciati dal fuoco. Nessuno che avrebbe potuto fare propri i segreti della magia. Nessuno.
All’ombra delle nuove torri che si ergono ambiziose verso il cielo vivono solo contadini, artigiani e modesti mercanti, sospettosi di natura verso i forestieri che mai han portato qualcosa di buono. Che vengano da Alto Giardino o dalle Città Libere gli stranieri sono sempre stati avidi avventurieri desiderosi solo di impossessarsi di ricchezze e saperi dimenticati. Tra di loro v’è chi usa le monete, chi le lame e chi i sorrisi ma tutti hanno in testa il medesimo scopo e, per questo, sono visti con la medesima diffidenza.
I sopravvissuti di Summerhall sanno bene che è meglio non concedere troppa confidenza agli sconosciuti, a coloro che, per assecondare un vacuo desiderio di gloria, li hanno scacciati dai vecchi ruderi e dai cunicoli sotterranei che abitavano. Ogni uomo, ogni donna e ogni bambino lancia silenziose occhiate di disapprovazione verso i nuovi venuti e, chinato il capo, lo scuote rimpiangendo quando aveva ancora una casa, e la sua terra non aveva ancora destato l’interesse dei Lord. Anche chi è chiamato ad assistere col sudore della propria fronte gli architetti e i mastri carpentieri nella loro opera teme la cattiva sorte che da sempre segue a breve distanza le attenzioni dei potenti. Essa sembra sul punto di abbattersi su di loro e che recenti incidenti ai cantieri paiono volerla annunciare.
Tra di loro c’è chi spera che qualsiasi cosa un tempo fosse serbata nel maniero possa non essere rinvenuta, e se fosse in suo potere la distruggerebbe o la nasconderebbe nelle profondità della terra. Altri si augurano che, se davvero delle vestigia dovessero emergere dal passato, possano esse almeno finire nelle mani di un degno possessore, qualcuno che sappia brandirne il potere ma senza abusarne.